PMA, crioconservazione e sterilità della coppia

Su questi temi le domande sono infinite. Ne proproniamo ancora alcune con le risposte della nostra amica Chiara Granato, biologa esperta in riproduzione. Percentuali di successo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), cause di sterilità, crioconservazione: qualche approfondimento in questo post.

Le famiglie interessate alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) sono normalmente spinte a ricercare informazioni in merito alle percentuali di successo, cosa possiamo dire a tal proposito?

Esistono molte variabili che incidono sulla riuscita di una tecnica di PMA e, non esistendo criteri omogenei di valutazione certificati e protocolli di esecuzione standard, non è possibile rispondere a questa domanda con certezza. Inoltre se ci riferiamo alle percentuali di successo dei singoli Centri di PMA la veridicità delle dichiarazioni in merito all’efficacia delle tecniche attiene soltanto alla sfera della propria coscienza, non potendo essere smentiti da alcuno. Partendo dalla considerazione che il problema dell’infertilità riguarda, statisticamente, sia la donna che l’uomo al 50%, la riuscita, ad esempio, di una ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo) o di qualsiasi altra tecnica di II° livello, dipende essenzialmente dall’età dei pazienti.

Secondo la tua esperienza qual è la principale causa di infertilità, e cosa puoi dirci, in particolare, relativamente al primo concepimento?

Una coppia che si ritrova a raggiungere la stabilità economica all’età, per la donna, di 35 anni, e per l’uomo di 40 (per riferirmi ad un caso molto comune) può incontrare una serie di ostacoli. Ciò vale anche per il primo concepimento per l’impoverimento delle cellule uovo, la degenerazione qualitativa, le alterazioni della struttura e del messaggio genetico, oltre che per l’invecchiamento dell’utero. Condizioni fisiologiche, queste ultime, che, anche in assenza di patologie in entrambi i componenti della coppia, determinano comunque l’insorgere della condizione di infertilità.
Posso asserire con certezza che se, questa stessa coppia, avesse deciso di pianificare il concepimento con dieci anni di anticipo, non avrebbe incontrato alcuna difficoltà. Oxford Academic ha analizzato un campione di 34.000 donne sottoposte ad ICSI. Lo studio, pubblicato dalle più quotate riviste scientifiche del mondo, ha esposto in forma tabellare le percentuali di ottenimento della gravidanza e quelle di portarla a termine in una donna a seconda dell’età, ripercorrendo i vari casi di attribuzione delle cause di infertilità.

E’ dunque il ritardo con cui si programma il concepimento la principale causa dell’aumento della sterilità?

Sicuramente, l’età media in cui le coppie oggi programmano di formare una famiglia è cresciuta di circa dieci anni e, durante il percorso di “attesa”, spesso non si pensa neppure alla prevenzione.

Rifletto su questa risposta. Le statistiche sulla natalità sono sconcertanti e i motivi per attendere ad avere un figlio sono innumerevoli: avere un lavoro stabile, sentirci pronti e maturi, sicuri nel rapporto di coppia, e ancora sentirci gratificati professionalmente. E noi donne aspettiamo anche per non essere licenziate o indotte a lasciare il nostro lavoro. Aspettiamo di superare le nostre insicurezze, di raggiungere il peso forma e di risolvere i nostri disordini alimentari per affrontare la gravidanza. E mentre aspettiamo il nostro organismo perde il suo potenziale, magari senza preservare il nostro benessere e fare un minimo di prevenzione. Pensiamo di avere tempo per tutto e qualche volta cerchiamo soluzioni per affrontare più serenamente una gravidanza sempre più avanti nel tempo.

Dottoressa Granato cosa puoi dirci della crioconservazione dei gameti?

E’ una tecnica che può assicurare la preservazione della capacità riproduttiva dell’uomo e della donna, tal quale, al momento della vitrificazione degli ovociti e/o degli spermatozoi. A ricorrere alla crioconservazione sono spesso i soggetti affetti da malattie oncologiche che, a causa delle cure, possono essere soggetti ad infertilità temporanea o permanente. La tecnica, in breve, consiste nella raccolta del liquido seminale e/o degli ovociti (che nella donna prevede il ricorso ad un micro-intervento) e nella loro conservazione in azoto liquido (congelamento). La difficoltà tecnica è nella fase di congelamento, che deve essere fatta in modo da garantire la vitalità delle cellule. I gameti vengono conservati in banche di raccolta organizzate da staff di medici e biologi. Tutte le regioni italiane sono dotate di banche per la crioconservazione.

Proprio in questi giorni ho letto del progetto regionale in Campania sulla oncofertilità. I malati oncologici possono sperare di non dover rinunciare all’esperienza della maternità o paternità grazie alla crioconservazione.

Altre info su www.chiaragranato.it

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