Le donne foglia con l’autunno addosso – Claudia Vecchi

Ospite di Ithappens una giovanissima scrittrice e blogger. Una dedica per noi da Claudia Vecchi.

Avrei potuto dedicarle una Battery charge ed erigerla a motivo ispiratore, ma dovevo spendere due parole per farvela conoscere. Claudia Vecchi, una ragazza speciale.

Nome d’arte Penna Spettinata si descrive così sul suo blog (link): “sotto l’aspetto di brava ragazza, si nasconde davvero una brava ragazza, forse un po’ troppo timida e (stavolta il forse non lo metto) insicura di sé stessa. So fare bene poche cose: tra queste, amare e tenere una penna in mano, con la mano sinistra per giunta. Scrivere mi sembra infatti il modo migliore che ho di parlare. Vado avanti con overdosi di musica italiana, ho Lucio Battisti come anima gemella, canora s’intende. L’altra metà della mela m’ha incastrato nove anni fa: ha due occhi blu e un sorriso che hanno fatto centro. Mi vesto di verde acqua per essere mare anche d’inverno. Sto a galla, stile paparella, ma nel mare vero non so nuotare”.

Come potevo non farmi conquistare? Ho comprato di corsa il suo libro “Soffi di Voce” appena uscito. Se siete interessati potete contattarla sul suo profilo facebook (link) e prenotarne una copia.

Cosa mi piace di lei? Per limitare la lista a pochi elementi importanti vi dirò soltanto che scrive cose così delicate e profonde da rianimare il cuore. Dalla sua giovane penna è già nato un progetto editoriale e si affaccia al mondo con caparbietà ma in punta di piedi.

Vi riporto di seguito uno dei suoi ultimi scritti (tratto dal suo libro), una prosa che si fa poesia ad ogni passo. In questo autunno deliziamoci con la descrizione delle “Donne foglia con l’autunno addosso”. Adagiamoci in poltrona, prepariamoci una bella tazza di tè oppure una tisana e non pensiamo che a leggere…io lo faccio ora!

 

“Se ne incontrano tante adesso, di donne foglia. Hanno scarpe con un tacchetto basso, indossano pantaloni stretti e un maglioncino prolungato fino all’inizio delle dita, capelli sciolti ma incastrati nella sciarpa. Addosso, l’autunno. Sul viso le lentiggini sono più evidenti, sarà il primo freddo, il vento o i sogni che tendono a pronunciarsi sulle guance, per farsi vedere, non so. Il solito ciuffo spettinato anticipa il loro cammino con fare irriverente, spocchioso, coraggioso. Escono in frotta, di mattina presto, con le mani in tasca e la malinconia a portata di mano, difetto e imperfezione fanno di loro un incanto. Vanno dove vogliono, fanno ciò che vogliono, le donne foglia. Sembrano essere padrone del mondo, quando invece hanno paura anche a voltare l’angolo dei propri pensieri, per il timore di trovar lì dietro qualcosa in cui non riconoscersi nemmeno. A guardarle bene, hanno gli occhi di chi vi è riuscito a incastrare un Cielo intero e a riconoscere la propria vita nella forma delle nuvole. Insicurezze, entusiasmi e poi silenzi, gelose del loro cuore, si chiedono dove vadano a finire le loro parole, quelle dette quando posano la testa su braccia forti, su sorrisi di giganti, sul coraggio dei più fragili.
Sono bellissime e non lo sanno, forse è proprio questa loro inconsapevolezza ingenua che le fa essere meravigliose. E arrossiscono appena a un saluto inaspettato, a una canzone che dà loro il buongiorno, “Anche a te, Battisti, buona giornata!”. Arrossiscono un pochino di più, invece, quando tradiscono i loro destini. Arrossiscono e sembrano più vive. Arrossiscono, tingendo di rosso tutti i loro sospiri, dando un nome al proprio dolore. Arrossiscono e non hanno più il coraggio di abbracciare, s’accartocciano a ogni temporale, che sia di pioggia, di lacrime, di emozioni, d’amore. Le donne foglie io le chiamo anche donne attesa. Perché aspettano, aspettano quella giusta folata di vento che le travolga, che le inviti a ballare un bel tango lontano dal loro tronco, senza nostalgie, senza remore e rimpianti. Aspettano che passi la paura, aspettano di lasciarsi odiare, aspettano che la rugiada racconti loro, di mattina presto, cosa sia accaduto tra il Cielo e la Terra durante la notte. Lo ascoltano in silenzio, tutte vicine, sotto un albero che non è il loro. E sembra una festa a cui ci si è appena infiltrati o pare anche un centro d’ascolto. “Salve, sono una foglia d’autunno e sono dieci giorni che non piango”, e lì scatta l’applauso. Le donne foglia sono musica di prati rossi, sono colonna sonora di un film erotico in cui gli alberi non fan altro che spogliarsi. E sono melodia di poesia d’amore, quando sotto il loro scricchiolio due amanti si promettono di rivedersi a primavera, o di far nascere una nuova primavera scalciante e poppante in loro”.

Grazie amica Claudia alias Penna Spettinata

Smile smile smile

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