Vittoria, la mia pacciarella

Era da tanto che volevo scrivere di lei. E’ giunta l’ora di rivelarvi tutto sulla fantomatica Vittoria.

Vi ho già incidentalmente scritto di lei alla nascita, scrivendo delle mie sensazioni e paure (clicca qui) e ad un mese di distanza (clicca qui). Ma è giunto il momento di aggiornarvi e dirvi tutto sulla piccola di casa.

Vittoria, in arte “pacciarella” o “tettella”, già insignita della onorevole fascia di “Miss Guancetta Bagnata 2021” per le sue abilità sbrodolinatorie da guinness dei primati, è alle soglie dei suoi otto mesi e non smette di esaurire tutte le mie risorse fisiche e psichiche.

Lei che ha la tarantola in corpo e da un paio di settimane gattona e si alza in piedi cercando appigli ovunque, è la femmina di uomo più impegnativa del pianeta. Ride come Paperina, quando urla emette potenti ultrasuoni, è azzeccosa e impossibile da tenere a bada. L’unico modo per gestirla senza rischiare un attacco coronarico è lasciarla pascolare per casa liberamente disseminando bava ovunque. E guai a voi se osate cambiarle il pannolino, un attimo dopo prova ad evadere dal fasciatoio con guizzo di rana e, se trattenuta per necessità, si dimena e strilla come se stesse bruciando al rogo. Servono i muscoli per gestirla e tanta tanta…tetta.

Ebbene si, fino a quasi sei mesi io e Paolo non siamo riusciti a farla avvicinare al biberon. Abbiamo acquistato circa 15 modelli di biberon diversi spendendo cifre improponibili, leggendo duemila recensioni su modelli di tettarella, provando le più disparate posizioni (seduta, in seggiolone, semisdraiata, in piedi passeggiando, saltellando anche) e cambiando marche di latte.
Pianificare un attacco terroristico sarebbe stato più semplice. Pensate che ero talmente disperata che ho acquistato perfino il biberon che si usa per i gattini appena nati. Ebbene si, avete capito bene, ho acquistato anche il biberon al negozio per animali!

Volete sapere come è andata a finire dopo aver fatto una via crucis di circa sei mesi? Una sera come tante, ma destinata a finire negli annali, mi accingevo a prepararle un biberon pronta a ritentare per la milionesima volta la passeggiata per casa tenendo lei con un braccio e il biberon con l’altro. Ero certa che anche quella volta non avrebbe funzionato. Mentre avviavo la manovra di innesto della tettarella nella sua bocca serrata, per qualche motivo a me sconosciuto, ma con una probabile investitura divina, presi a canticchiare un motivetto rock simulando il suono di una batteria. Fu quella la sera in cui, senza nessun motivo apparente, Vittoria iniziò a prendere il biberon.

Il rock ci ha salvati e ci salva ancora. Vittoria odia stare in auto e nel seggiolino. L’unica cosa che la placa è l’ascolto dei Queen, che spesso le inducono anche il sonno (assurdo vero?). La sua canzone preferita è “I want to break free”, che ormai anche Riccardo canta a memoria facendomi morire dal ridere con il suo inglesotto.

Vittoria decide quando e come gestire le sue cose da quando è venuta al mondo. A sette giorni dalla sua nascita la pediatra già mi avvisava che “la signorina” sarebbe stata un osso duro.

Di solito non mi piace generalizzare, ma stavolta voglio concedermi questo lusso. A chi si chiede se la femmina di uomo sia più impegnativa del maschio fornisco risposta senza timore di essere smentita: la femmina non è più impegnativa…è proprio un’altra cosa! Quando cresci un maschietto sei mamma. Quando cresci una femmina sei Wonder Woman.

E adesso basta parlare male di lei, la mia piccola lupacchiotta ululante. Lo devo dire che la adoro. Quando mi mette quelle manine in faccia e mi dice “ba-bà”, quando mi tira i vestiti per rimanermi attaccata e quando si accoccola sul lettone giusto due secondi prima di fare le piroette capisco che prima di lei la mia vita era incompleta.

Vittoria è una forza della natura, una stella che già brilla molto chiaramente.

La mia stella.

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